domenica 13 gennaio 2013

Maglia, imparare dal proprio lavoro

Per quanto possa apparire scontato, quando si decide di dedicarsi alla maglia, come hobby o come professione, è importante acquisire consapevolezza e diventare padroni dei propri mezzi, sia che ci si limiti a lavorare i pattern altrui, sia che si decida di crearne di propri.
Prendere appunti su ogni lavoro eseguito è senza dubbio la strada migliore per giungere al risultato, purchè ciò non significhi limitarsi ad annotare quante maglie siano state calate in un certo punto o aumentate in un altro, o cose del genere.
Ciò significa semplicemente fissare un pattern per riprodurlo in seguito, indipendentemente dai difetti che potrebbe contenere.
Creare un personale libro di appunti, sempre utile anche a distanza di anni, al quale rivolgersi per migliorare la propria capacità di knitter è un'altra cosa.
Significa porsi davanti ai problemi strutturali della costruzione di un modello.
Nella pratica ciò potrebbe tradursi nel registrare quale risultato possano dare un'inclinazione di spalla più o meno pronunciata, un raglan più o meno profondo in relazione all'ampiezza della manica, un kimono senza cucitura con le maniche tanto o poco spioventi, le dimensioni iniziali e la progressione nelle diminuzioni di uno sprone ben riuscito, la linea di svasatura e il metodo prescelto per realizzarla.
O persino, tenere conto degli errori da non ripetere.


Non è questione di scrivere un pattern, ma di  appuntare osservazioni basilari, che non hanno nulla a che fare con il  mero numero di maglie diminuite o aumentate, in quanto questo varierà di volta in volta. E' fissarsi nella mente delle proporzioni espresse in centimetri: quanti ne occupi l'inclinazione della spalla o della manica a kimono, o ne comporti la circonferenza bacino ottimale per ottenere un dato risultato rispetto ad un altro, solo per fare un esempio. Il modo in cui queste proporzioni verranno realizzate dipenderà  dal tipo di filato, dalla sua grandezza, dalla mano. Bisognerà comunque fare qualche calcolo.
Ma avendo in testa la nozione precisa di ciò che piace e di ciò che non piace, di ciò che veste bene o che non veste bene, dell'insieme che deve essere realizzato per giungere ad un proprio soddisfacente progetto,  è possibile dar vita ad uno stile personale, non necessariamente gradito a tutti, ma comunque concepito secondo i propri gusti e le proprie esigenze.
In definitiva, ogni capo è un prototipo, dal quale imparare per il successivo. Ma la cosa importante è sapere come imparare. Osservare il proprio stesso lavoro e trarne lezioni è la scuola migliore.


Questo di seguito non è un modello perfetto, ma se dovessi trovargli un pregio, sarebbe che l'ho realizzato sulla base della mia personale esperienza, sul mio libriccino di appunti presi per anni secondo il mio criterio, che risponde alle mie esigenze.














2 commenti:

  1. E' ciò a cui dovremmo tendere, noi che amiamo confezionare capi che abbiano un senso...ma non è semplice!

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  2. Ciao, Maria!
    No, non è semplice davvero. Non vorrei dare ad intendere che non sbagli mai, con questo post.
    Noi che ci dedichiamo con amore al 'passatempo' della maglia credo siamo rassegnate: possiamo migliorare e mettere da parte esperienza, ma ogni tanto succede di dover disfare.
    Si prende nota anche di quello! :)

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